Bordeaux, Francia

Dovrebbe piovere ai funerali. Non dovrebbe essere una splendida giornata di sole, pensa Carol Danvers.

Non può capire le parole in francese che sta pronunciando il prete, ma sa di cosa non sta parlando. Non sta parlando di come Dèsiree Delacroix è morta cercando di salvare una razza aliena da una minaccia inarrestabile. Non parla di come ha fallito.

-Sicurezza nazionale – spiega una donna alle spalle di Carol.

Si volta per guardarla. Giovane, atletica, capelli rossi. Non l’ha mai vista in vita sua.

-Hanno dovuto inventarsi una storia di copertura; tutto il suo lavoro negli ultimi anni è stato Top Secret. Hanno detto ai suoi genitori che non ha sofferto.

-Ci conosciamo?

-Tenente Colonnello Vivianne Reyer, Aeronautica Militare della Francia.

-Conosceva Dès...conosceva Légion?

-Io sono Légion.

Shockata dalle parole della sconosciuta, Carol inizia a scrutare la donna con attenzione. Le differenze con Légion sono evidenti, anche non considerando il colore della pelle, ma c’è qualcosa di familiare nel suo sguardo.

-Hanno impiantato nella mia mente tutte le sue memorie, Miss Marvel. Non preoccuparti, non ti ha incolpata della sua morte.

-Non era questo a preoccuparmi.

-Non c’è motivo di mentire; ho l’esperienza di numerosi psichiatri e psicologi.

-Sì, sei decisamente Légion. C’è...c’è qualcosa che posso fare per te?

-Il governo francese non vuole che io mi unisca allo S.W.O.R.D. Forse potresti convincere la Direttrice Brand.

-Dovrai parlarne con lei, allora. Ho chiuso con lo S.W.O.R.D. – risponde bruscamente Carol, dando le spalle a Légion.

La francese cerca di afferrarla, ma Carol spicca il volo ed è già oltre l’orizzonte prima che Vivianne possa dire nulla.

 

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di Fabio Furlanetto

#5 – Missione suicida

 

Zona Blu della Luna

Tania Belinsky non può piangere. Il suo corpo non è più umano: solo un involucro di energia dalle sembianze di una donna. Ma anche se potesse fisicamente piangere, che senso avrebbe farlo ora?

E’ seduta su una roccia sulla Luna, ai piedi di un gigante dallo sguardo impassibile. Un gigante che non sembra neanche fare caso alla sua presenza.

-A che serve? Légion è morta. Chandilar è distrutta. Abbiamo radunato i migliori eserciti dell’universo conosciuto e non è bastato.

Uatu l’Osservatore non risponde.

-Nessuno sulla Terra sa che sono viva tranne chi mi crede una traditrice...ed hanno ragione. Tutto quello che mi è rimasto è il mio lavoro con lo S.W.O.R.D.

Uatu l’Osservatore non risponde.

-Abbiamo provato a fermare Aron ed abbiamo fallito. La Terra sarà il suo prossimo bersaglio. A che serve fare il mio lavoro se la gente muore lo stesso?

-Cosa accade se non fai il tuo lavoro, Tania Belinsky? – chiede Uatu l’Osservatore.

Uatu non reagisce alla scarica di energia radioattiva che lo colpisce. Ha cose molto più importanti da osservare.

 

Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

New York City, Terra

Abigail Brand sbatte il pugno carico di energia blu sul tavolo.

-Come sarebbe a dire!?

-La missione non è autorizzata – ripete il rappresentante degli Stati Uniti.

-Non capite quanto è importante fermare Aron? Il futuro di quattro galassie si basa su di lui!

-Tre galassie, secondo i suoi rapporti – precisa il rappresentante russo, mostrando un plico dal timbro COSMIC TOP SECRET – Secondo la sua stessa analisi, Aron ha intenzione di consolidare la propria base nella galassia Shiar e poi invadere, in questo preciso ordine, le galassie Kree e Skrull.

-In nessun punto del suo rapporto si parla della Via Lattea – sottolinea il rappresentante cinese.

-E allora? Avete intenzione di stare a guardare?

-Le ricordo, Direttrice Brand, che il suo mandato prevede la raccolta di informazioni riguardo civiltà extraterrestri vitali per la difesa del nostro pianeta. Di conseguenza, il Consiglio le ordina di monitorare la situazione e di non intervenire direttamente – spiega l’americano.

-Non abbiamo le risorse per intervenire in un conflitto su questa scala, come l’ultima missione della sua squadra super-umana ha ampiamente dimostrato; la Terra si dichiara neutrale in questo conflitto – conclude il rappresentante francese.

-Neutrale!? Non si può essere neutrali in questo...

-Questo è tutto, Direttrice Brand. Può andare – taglia corto il rappresentante russo.

-Ma...

-Può. Andare.

Un altro pugno spacca a metà il tavolo. I rappresentanti scattano in piedi preoccupati, ma la Brand si limita a fare il saluto militare e ad allontanarsi.

 

Castello Destino

Doomstadt, Latveria

Un robot atterra su una delle torri del castello, dove due guardie in divisa settecentesca si mettono sull’attenti. Non si pongono domande sull’identità della donna in costume bianco tra le sue mani: non è il loro compito farsi domande su nulla.

Il robot cammina pesantemente per i corridoi del castello, fino ad arrivare in una delle numerose stanze segrete. Adagia a terra la donna, fa un inchino piuttosto goffo data la sua stazza e si allontana in silenzio.

La donna riprende lentamente i sensi, guardandosi attorno. Le candele del lampadario gettano una luce sinistra su uno dei laboratori più avanzati del pianeta.

Un uomo sta saldando qualcosa ad un tavolo di lavoro; i droni che fluttuano attorno a lui ed il mantello verde scuro non fanno intravedere né a cosa stia lavorando né l’identità dello scienziato, come se ce ne fosse davvero bisogno.

-Il clima dei monti Malhela è molto rigido in questo periodo dell’anno, ragazza. Così come il resto dell’anno; i latveriani sono temprati dall’ambiente ostile. Devo congratularmi per le tue capacità...sei riuscita a superare di sedici virgola due metri i confini di Latveria prima di essere rilevata.

-Non potevo contattarti tramite i canali ufficiali; Latveria ha tagliato tutte le comunicazioni con lo S.W.O.R.D. – risponde Légion, premendo un pulsante sulla cintura; il suo costume passa dal bianco mimetico al tradizionale bianco, rosso e blu.

-Destino non ha bisogno dell’intelligence internazionale per sapere che cosa accade su mondi alieni. So che non è stata Abigail Brand a mandarti qui, Légion; sono un uomo molto occupato, quindi chiedimi ciò che devi.

-Che cos’era Capitan Universo?

Il Dottor Destino esita per un istante. E’ un istante solo, prima che torni a saldare, ma Légion sa che è significativo.

-Un’arma. Un modo per incanalare l’imprevedibile Forza Enigma. Il suo potere infinito ha rifiutato il mio controllo, quindi ho costruito un contenitore capace di farlo. Un contenitore fedele a me come ogni altro mio suddito.

-Quindi lo S.W.O.R.D. era solo questo per te? Un esperimento?

-Abigail Brand mi ha chiesto un’arma. Ora lo S.W.O.R.D. ha perso quell’arma, lasciando che un tiranno pazzo se ne appropriasse.

-Era molto più di un’arma! – protesta Légion, facendo un passo verso il Dottor Destino.

I droni si mettono in posizione da combattimento, lasciando che Légion veda ciò a cui sta lavorando Destino. Un uomo con un buco al posto del cuore.

-Destino lo sa.

-Légion? – chiede Capitan Universo.

 

Un appartamento a New York City

Carol Danvers osserva la bottiglia appoggiata sul tavolo. Come molti alcolisti, la tiene in vista come ricordo di che cosa ha passato e simbolo per continuare sulla retta via.

Non è la prima volta in cui vede morire un soldato. Non è la prima volta in cui fallisce una missione. Ma è la prima volta in cui fallire la missione significa condannare a morte un numero incalcolabile di vite innocenti. E’ la prima volta in cui è arrivata così vicina al trionfo, solo per vederselo strappare via.

Erano così vicini alla vittoria. Se solo non avessero sottostimato Aron, Légion sarebbe ancora viva, assieme a chissà quanti altri soldati alieni.

La porta dell’appartamento si apre; soltanto dal rumore delle chiavi Carol riconosce l’arrivo di suo marito Dane.

-Carol? Abbiamo ospiti per cena.

Carol appoggia la testa sul tavolo. Ama suo marito, ma potrebbe risparmiarle certe sorprese quando sa benissimo in che stato si trova.

-Non sono dell’umore giusto per cucinare.

-Bene, perché nessuna delle 328 persone nella mia testa sopporta la cucina americana – risponde Légion.

-Io non ho più bisogno di mangiare – commenta invece Starlight.

-Ed io non sono sicuro di poter trattenere un boccone – dice Capitan Universo, esaminando il grosso buco nel torace.

 

Un’ora dopo, nonostante numerose lamentele sulla qualità del cibo, i quattro ex colleghi stanno ancora chiacchierando amabilmente.

-E allora Wasp dice, giuro che non me lo sto inventando: “L’armatura non è male, ma la gonna non è proprio il tuo stile”!

Dane e Légion scoppiano a ridere vistosamente, mentre Starlight si copre la bocca con una mano per non farlo.

Soltanto Capitan Universo tiene il broncio, incrociando le braccia.

-Ancora non capisco cosa ci sia di così divertente. E’ una veste medievale dalla gloriosa tradizione.

-A Chandilar – propone Légion, sollevando il bicchiere di vino.

-Allo S.W.O.R.D. – risponde Carol, facendo altrettanto ma limitandosi all’acqua.

-Alla fine del mondo – conclude Starlight.

-Alla fine del mondo – ripetono gli altri agenti S.W.O.R.D., brindando. Dane li osserva perplesso, tenendo il bicchiere in mano.

-E’ davvero così grave? Con i Vendicatori e i Difensori ne ho viste di situazioni disperate.

-Tu non c’eri, Dane. Non hai visto di che tecnologia dispone Aron. Questa non è una guerra, è una disinfestazione. Distruggerà migliaia di sistemi solari e nessuno sulla Terra si accorgerà mai di niente.

Dane non ha mai sentito la propria moglie parlare con un tono simile. Apre bocca per controbattere che c’è sempre speranza, ma il campanello lo interrompe.

-Vado io – si affretta a dire Carol alzandosi in volo, forse perché sa già cosa sta per dire il marito.

Vola sopra la tavola e fino alla porta. Una volta aperta si trova davanti una persona che difficilmente si aspettava di rivedere in questo appartamento...ma, al tempo stesso, capisce che il suo arrivo era inevitabile.

-Direttrice Brand! Cosa ci fa qui?

-Cerco volontari per una missione suicida.

 

Mentre Dane sparecchia la tavola, Abigail Brand attiva un dispositivo sul tavolo del salotto. I suoi agenti osservano l’ologramma che si forma a mezz’aria: una rappresentazione tridimensionale della galassia Shiar.

-Aron potrebbe aver tentato il passo più lungo della gamba. Distruggere Chandilar ha curato ogni ferita causata dalla guerra civile; i seguaci di D’Ken lo hanno abbandonato ed hanno giurato nuovamente fedeltà a Lilandra. Soltanto l’intervento della Guardia Imperiale ha impedito alla folla di linciare D’Ken, anche se non riesco proprio a capire perché Lilandra abbia voluto salvarlo.

-Da dove arrivano queste informazioni? Credevo che Kree e Skrull avessero cessato ogni contatto con lo S.W.O.R.D. – chiede Starlight.

-Infatti. Per fortuna D’Ken non è l’unico fantoccio che Aron ha perso: è stato il suo braccio destro Urthona a consegnarmi personalmente le informazioni.

-Urthona? Non è il mistico alieno che ha torturato Cosmo? – ricorda Carol.

-Come facciamo a sapere che non è una trappola? – chiede Capitan Universo.

-Mi fido del fiuto e dell’intuito di Cosmo. Secondo i dati di Urthona, Aron è ancora nel sistema Chandilar, accerchiato dall’intero esercito Shiar... letteralmente da ogni singola nave di quella galassia capace di fare fuoco.

-Perché non li uccide tutti? – chiede Capitan Universo.

Tutti i presenti gli rivolgono un’occhiata di disappunto.

-Non era un suggerimento – chiarisce lui.

-Ci sono solo due possibilità: o Aron è meno capace di controllare la Forza Enigma di quanto sperasse, o sta aspettando il momento migliore. E credo che quel momento stia per arrivare.

L’ologramma si modifica: da un lato della galassia appaiono migliaia di punti verdi, dall’altra migliaia di punti blu.

-Kree e Skrull. Prevedo solamente due scenari. Primo, ora che il resto della galassia Shiar è indifesa, vogliono conquistarla. Secondo, vogliono unirsi agli Shiar in un unico attacco collettivo. Abbiamo eseguito delle simulazioni: anche nel caso in cui tutta la loro potenza di fuoco fosse sufficiente a distruggere la nave di Aron...e come abbiamo visto, potrebbe anche non essere così...ognuna di quelle flotte è sufficiente a distruggerne un’altra. Ed una volta sconfitto il nemico dubito seriamente che avranno molta voglia di cooperare.

-Tutto questo non avrà importanza se Aron distruggerà tutti e tre gli eserciti con un colpo solo – capisce Carol.

-Quindi o Aron ci distruggerà tutti o lo farà una guerra intergalattica – conclude Starlight.

-Non se una squadra indipendente attirerà l’attenzione di Aron, permettendo ai tre eserciti di distruggerla in tempo; se tutti gli eserciti resteranno con abbastanza navi, nessuno dei tre imperi avrà le risorse necessarie per un’invasione.

Il silenzio cala nella stanza.

-Penso che “missione suicida” sia l’eufemismo del secolo – si decide a dire Légion.

-Conosci le difese di quella nave, gli Shiar non avrebbero nemmeno il tempo di prendere la mira! – protesta Carol.

-Le sue difese sono minori all’interno della nave – insiste la Brand.

-L’ultima volta siamo entrati solo perché siamo stati invitati. Lo scafo di quella nave è indistruttibile – chiarisce Starlight.

-Allora – interviene una voce maschile.

Dane Withman indossa il casco del Cavaliere Nero. Al suo fianco c’è la fidata Lama d’Ebano.

-Vi servirà qualcosa di più indistruttibile per entrare.

 

La Vetta

12.000 Km sopra il Polo Nord

Il Cavaliere Nero è stato più volte nello spazio, ma non riesce mai ad abituarsi. Questo non è certo l’ambiente in cui si sente più a suo agio, anzi la situazione riporta alla mente troppi ricordi spiacevoli...ma è un Vendicatore, e non si tira indietro quando si tratta di salvare la Terra. Specialmente se per farlo dovrà lottare al fianco di sua moglie.

Carol e Légion stanno lavorando ai computer del centro di comando, mentre la Abigail Brand è seduta di fronte al sistema di comunicazioni.

-Direttrice Brand, non abbiamo avuto modo di parlare molto finora. Carol non mi ha nemmeno potuto dire nel dettaglio in cosa consista il suo lavoro Top Secret.

-Va bene così, Cavaliere Nero. Non si fa questo lavoro per socializzare.

-Le modifiche sono online, Direttrice; Stalight comunica di essere pronta a sovraccaricare il nucleo – annuncia Légion.

-Bene. Speriamo che il Dottor Destino sia intelligente come dice – risponde la Direttrice, avvicinando la mano alla tastiera.

Poi si ferma, mordendosi il labbro e prendendo un lungo respiro.

-Qualche problema? – chiede il Cavaliere Nero.

-Non ho mai rubato una stazione spaziale da trecento miliardi di dollari prima d’ora – ammette la Direttrice, prima di attivare il sistema di comunicazione; la sua voce rimbomba in tutte le stanze della Vetta.

-Parla la Direttrice Brand. Evacuare la stazione, ripeto, evacuare la stazione. Questa non è un’esercitazione, quindi muovete le chiappe e salite sulle scialuppe di salvataggio prima che vi faccia uscire a calci.

-E’ proprio necessario il tono, Direttrice? – chiede Carol con disappunto.

-Doveva suonare convincente.

Una dopo l’altra, dozzine di navicelle si distaccano dalla stazione spaziale; ognuna di esse è perfettamente autonoma e porterà l’equipaggio in salvo in un punto prestabilito della Terra.

Quando tutte le navicelle sono partite, il personale può vedere dagli oblò uno spettacolo inaspettato: la Vetta che si illumina, lo spazio attorno ad essa che inizia a distorcersi, ed infine l’intera stazione spaziale svanisce in un batter d’occhio.

 

Galassia Shiar

La vita di Lilandra Neramani, Majestrix Shiar, non è mai stata semplice. Prima sua sorella Deathbird ha ucciso il padre, poi il fratello D’Ken ha assunto il potere diventando un mostro sanguinario, e mille battaglie hanno rischiato di porre fine alla vita di Lilandra e del suo impero.

E’ triste dire che Lilandra si era immaginata che la sua vita potesse finire in questo modo: sul ponte di comando della corazzata Sangue di Sharra, per tentare un ultimo attacco coordinato contro un nemico invincibile. Sa di non potersi aspettare l’aiuto di nessuno: tutto l’universo non aspetta altro che di potersi gettare sul suo impero, come avvoltoi che volano in cerchio sopra un animale moribondo.

-Qual è la posizione delle flotte Kree e Skrull? – domanda.

-Gli Skrull hanno aumentato la propria velocità; arriveranno tra pochi minuti, assieme ai Kree – risponde uno degli ammiragli.

-Vogliono attaccarci mentre siamo concentrati sul nostro nemico principale. Status della nave del Sovrano?

-Livelli di energia stabili. Non sembra che voglia intraprendere azioni.

-Allora la nostra vendetta potrà aspettare: dobbiamo difenderci dai nostri nemici. Disporre la flotta in schieramento d’attacco e prepararsi a...

-Attivazione di un portale stellare alla nostra dritta! – annuncia l’ufficiale scientifico.

-E ora cosa... sullo schermo!

Una stazione spaziale supera la Sangue di Sharra. Rispetto alla corazzata, è incredibilmente piccola e lenta. Lilandra non può che riconoscere quella tecnologia.

-Terrestri. Che stanno facendo?

-Majestrix, la nave aliena sta generando un forte campo magnetico, apparentemente sfruttando l’energia di un primitivo generatore a fusione nucleare. Hanno scagliato un oggetto metallico quasi alla velocità della luce direttamente contro la nave del Sovrano.

Lo schermo mostra l’analisi del proiettile. Il computer non riesce a riconoscerne la composizione, ma Lilandra capisce di cosa si tratta.

-E’...è una spada?

 

Il termine terrestre è railgun: un’arma che accelera un proiettile grazie ad un campo elettromagnetico. Accelerata dal nucleo della Vetta, l’indistruttibile Lama d’Ebano passa attraverso lo scafo della nave come se stesse fendendo l’aria.

Nulla riesce a fermarla: migliaia di sistemi di sicurezza interni tentano di rallentarla, ma senza il benché minimo successo. Data la velocità a cui viaggia la spada si trova dall’altra parte della nave dopo una microscopica frazione di secondo, e nel vuoto dello spazio potrebbe continuare il proprio tragitto all’infinito.

Ma l’incantesimo che la rende indistruttibile non è l’unico collegato alla Lama d’Ebano: è anche perennemente legata al suo legittimo proprietario.

Il Cavaliere Nero sfrutta questa possibilità per far apparire nuovamente la spada nelle proprie mani. Non si è nemmeno scaldata.

-Scommetto che Merlino non ha mai pensato ad un uso del genere dei suoi incantesimi!

-Pronta per un altro colpo – annuncia Starlight. Una mano è a contatto con il nucleo, per assorbire la sua energia ed incanalarla in un impulso elettromagnetico; l’altra è tesa verso la nave del Sovrano.

Il Cavaliere Nero posiziona la Lama d’Ebano di fronte alla mano di Starlight, e la lascia andare. Le leggi della fisica fanno il resto.

 

Miss Marvel, Capitan Universo e Légion sono sullo scafo della nave quando la Vetta scaglia il suo secondo colpo.

-Déja vu – commenta la francese, mentre i suoi compagni di squadra usano la propria forza sovrumana per allargare il foro lasciato dal primo impatto.

Anche se si sta sforzando come non mai per distorcere quel metallo, Miss Marvel non può fare altro che notare:

-Dovrebbe essere più difficile! Questa cosa ha resistito ad impatti enormi!

-Sapevo che c’era un motivo per la forma della nave: non c’è modo di fare presa su nulla. Il metallo è invulnerabile alle armi ad impatto e ad energia, ma è relativamente malleabile – spiega Légion.

Non c’è molto tempo per le spiegazioni, però, perché la superficie della nave è percorsa da gigantesche scariche elettriche...segnale che la nave sta per fare fuoco. I tre agenti entrano dalla fessura abbastanza in fretta da non farsi nulla, ma non è questa la loro vera preoccupazione.

-La stazione spaziale è un bersaglio facile. Miss Marvel a Brand, dovete evacuare la Vetta!

La nave dovrebbe fare fuoco, ma trattiene il proprio colpo. Qualcosa è appena apparsi di fronte alla stazione spaziale.

Un Osservatore.

 

Il Cavaliere Nero recupera la propria spada: non c’è modo di fare fuoco senza colpire l’Osservatore, che è proprio sulla linea di tiro.

-E’ Uatu – capisce Starlight.

-Ne sei sicura? Per me sono tutti uguali.

-Non può essere nessun altro – risponde la donna, alzandosi in volo ed uscendo rapidamente dalla stazione spaziale per dirigersi verso l’alieno.

Si chiede che cosa possa essere successo. Forse Uatu ha deciso di interferire un’altra volta? Forse Aron è diventato troppo pericoloso perché i suoi simili possano ancora ignorarlo? Deve mettere da parte questi pensieri per evitare di andare a sbattere contro un altro Osservatore.

Si ferma a valutare la situazione. Uno dopo l’altro, nuovi Osservatori appaiono di continuo attorno alla nave. Nessuno muove un muscolo, nessuno dice niente, ma continuano ad arrivare.

-Che cosa state aspettando? Attaccatelo! – esorta Starlight.

-Siamo qui solo per osservare; non possiamo intervenire – spiega uno degli Osservatori.

-Anche così, se non foste apparsi, la Vetta sarebbe stata incenerita.

-Non è un dettaglio che ci interessi – mente l’Osservatore.

Starlight sorride, dirigendosi a tutta velocità verso la breccia ancora aperta sullo scafo.

 

Starlight ha scelto il momento migliore per apparire, perché gli Shiar non condividono la stessa filosofia degli Osservatori e scelgono questa occasione per sferrare il proprio attacco.

Abigail Brand osserva le navi fare fuoco dal ponte di comando della Vetta. I sensori sono molto chiari: la sua stazione si trova sulla linea di tiro.

Attiva il sistema di comunicazione e fa il saluto militare.

-E’ stato un onore.

-Umani, parla il Generale Zedrao. Preparatevi ad essere scortati – interviene una voce via radio.

Una nave da guerra Skrull si lancia sulla linea di tiro, disattivando il proprio sistema di occultamento all’ultimo istante. Un raggio traente aggancia la Vetta, portandola con sé durante un salto nell’iperspazio. Giusto in tempo perché i primi colpi passino attraverso i corpi intangibili degli Osservatori e raggiungano il proprio bersaglio.

-Majestrix Lilandra a qualsiasi nave Shiar, Kree, Skrull e Umana in ascolto. Colpite il Sovrano con tutto quello che avete!

 

Sala del Trono del Sovrano

Aron osserva la più tremenda potenza di fuoco che una forza militare abbia mai scatenato in questa galassia, e sorride.

-Attivare Scudi Enigma.

Una barriera invisibile avvolge la nave. I colpi energetici si abbattono su di essa come pioggia intensa su un vetro antiproiettile.

Aron appoggia la mano sul contenitore metallico appoggiato sul trono: contiene ciò che giorni prima era il cuore di Capitan Universo, e che ora sta alimentando gli scudi estraendo energia dalla Forza Enigma.

-Al mio comando, trasferire tutta l’energia secondaria a sostegno degli scudi e deviare il 100% della Forza Enigma nelle batterie principali.

Qualcosa si schianta alla velocità del suono contro un campo di forza, attivatosi all’ultimo istante per proteggere Aron. Miss Marvel e Starlight sono state rallentate ma non certo scoraggiate, visto che stanno ancora dando il tutto per tutto pur di superare quel campo.

-Siete in ritardo. Gli scudi esterni non reggeranno più di un minuto ad un attacco di questa portata, ma concentrando tutta la Forza Enigma in un unico colpo distruggerò questa intera galassia...spazzando via gli Shiar, rendendo indifesi Kree e Skrull, ed uccidendo milioni di Osservatori.

-Hai bisogno della Forza Enigma per farlo – risponde Capitan Universo.

-Cerchi di fallire di nuovo, robot? Sei solo uno strumento. La Forza Enigma non è per quelli come te.

Jakob Molnar stringe i denti. Non ricorda nemmeno quando è stata l’ultima volta in cui ha pensato a se stesso con questo nome invece che Capitan Universo.

Forse Jakob Molnar non è mai realmente esistito. Ma c’è una cosa di cui è sicuro: lui è Capitan Universo.

-Non sono stato io a scegliere di possedere la Forza Enigma, Aron, è stata la Forza Enigma a scegliere me. Anche Destino ha cercato di controllarla ma non ci è riuscito; l’ha solo trasferita nel mio cuore. Credevi fosse solo un generatore?

Il petto di Capitan Universo inizia a brillare, come se al suo interno non ci fosse più solo un buco.

-Hai rubato il mio potere solo perché non sapevo cosa fossi in realtà, Aron. Ma ora so dov’è il mio cuore.

Il petto di Capitan Universo brilla come mille stelle, ed il contenitore di metallo sul trono del Sovrano scompare.

-E sono qui per ucciderti con esso, Aron.

Capitan Universo vola verso l’Osservatore ribelle, ignorando completamente il campo di forza. Aron attiva le difese della propria armatura, ma avverte comunque una sensazione nuova...qualcosa che non ha mai provato in milioni di anni.

Terrore.

-PER LATVERIA E DESTINO!!!

Il petto di Capitan Universo esplode, creando una sfera di energia su cui è impossibile fermare lo sguardo. Aron cerca di aggrapparsi al trono per sfuggire al suo potere, ma il suo corpo è rapidamente lacerato e dilaniato nel modo più orribile e doloroso si possa immaginare.

Il campo di forza cede sotto lo sforzo esercitato da Miss Marvel e Starlight, anche se è troppo tardi. Non c’è tempo per piangere il compagno caduto.

-Starlight, puoi assorbire quell’energia?

-Non ho neanche idea di cosa sia...assomiglia a un buco nero, e sta crescendo. Dobbiamo andarcene prima che sia troppo tardi.

-E come? Siamo ancora sotto attacco!

-Allarme. Fallimento esistenziale totale in 85 secondi – avvisa la nave.

-Mi è venuta un’idea – annuncia Légion.

 

La Vetta

A 5 milioni di chilometri di distanza

Il ponte di comando si riempie delle grida di gioia degli Shiar, e solamente in sottofondo si può sentire il vero messaggio ricevuto via radio:

-Majestrix Lilandra alla flotta, cessate il fuoco e allontanatevi! Il nemico sta per esplodere!

Abigail Brand indossa il casco proprio mentre i soldati Skrull si teleportano pesantemente armati all’interno del centro di comando.

-Nessuno si muova! Dichiaro questa stazione spaziale di proprietà dell’Impero Skrull!

Abigail alza le mani, tenendo d’occhio lo schermo del computer. Sta segnalando una richiesta di autorizzazione ad aprire l’hangar.

-Parcheggiatela bene – risponde Abigail, premendo un pulsante e correndo verso la finestra.

L’energia generata dalla sua metà aliena avvolge le sue mani, permettendole di sfondare il vetro con facilità; le armi degli Skrull fanno il resto.

La decompressione dovuta al vuoto dello spazio esterno espelle tutta l’aria della stanza. Sfruttando questa inusuale corrente, Abigail si allontana di diversi metri dalla stazione spaziale. Quanto basta per afferrare la nave che ne è appena uscita.

Nonostante una dolorosa lussazione della spalla, riesce comunque a salire prima che la nave acceleri. Accede ai comandi per programmare la rotta.

Non si preoccupa di schivare gli Osservatori: ad uno ad uno stanno svanendo con la stessa rapidità con cui sono apparsi.

Deve schivare alcuni raggi di energia che non hanno ancora raggiunto il proprio bersaglio. Se non ci fosse stata lei a pilotare, difficilmente il pilota automatico attivato da Légion avrebbe portato la nave a destinazione.

E’ chiaro che c’è pochissimo tempo: la nave del Sovrano inizia già a deformarsi. Abigail Brand porta i motori alla massima potenza.

 

Sangue di Sharra

Ad un miliardo di chilometri di distanza

Lilandra è in piedi di fronte allo schermo, con le mani incrociate come in preghiera. Non sa quale forza oscura fosse al servizio del Sovrano, ma può solo pregare che la stessa forza che lo ha distrutto non metta fine anche alla sua flotta.

-La distorsione spaziale è troppo forte, Majestrix, questa è la massima distanza che possiamo raggiungere – spiega il navigatore.

Poi c’è l’esplosione.

E’ così luminosa che Lilandra deve coprirsi gli occhi; è come essere al cospetto di una supernova. L’intera corazzata trema.

-Majestrix! C’è un oggetto diretto verso la nostra posizione!

-Una delle nostre navi?

-Negativo, mia signora. Tutte le flotte sono già oltre il perimetro di sicurezza. Deve...deve essere un’arma lanciata dal Sovrano.

-Sharra e K’ythri, non c’è fine a quest’incubo?

Ora che la luce dell’esplosione comincia a diminuire, però, Lilandra può riconoscere la forma della nave che si sta avvicinando lasciandosi alle spalle la sfera di distruzione.

-Sono la Direttrice Abigail Brand del Sentient Worlds Observation and Response Department. Dato che abbiamo appena salvato la vostra galassia, vi sarei grata se non ci sparaste.

 

La Vetta

12.000 Km sopra il Polo Nord

Carol Danvers osserva il proprio riflesso sul vetro. Sull’uniforme militare ci sono diverse medaglie, comprese le numerose ad essere state guadagnate durante l’ultima missione.

-Da quel che ho sentito non era mai capitato finora – interviene Légion.

Carol osserva il suo riflesso; indossa il proprio costume tricolore, e tiene le tre medaglie in una scatola invece che sul petto.

-Nessuna persona aveva mai ricevuto allo stesso tempo le più alte onorificenze militari Shiar, Kree e Skrull. I Kree non avevano mai nemmeno dato una medaglia ad un alieno finora.

-Dovresti indossarle, Vivianne. Te le sei guadagnate.

-No, è stata Dèsiree a guadagnarsele con la sua ultima missione. Io ho le sue memorie, ma lei ha dato la propria vita. E’ giusto che le abbia la sua famiglia.

-Sicura di poterlo fare? Il suo lavoro era Top Secret.

-L’ho chiesto alla Brand; mi ha detto di mandare al diavolo chiunque facesse un’obiezione.

-Mi sembra giusto. Che ne sarà delle medaglie del Capitano? Non mi piace l’idea che le tenga Destino.

-Abbiamo appena ricevuto una comunicazione da Latveria – interviene Starlight, atterrando tra le due colleghe.

-Stupendo; devo chiamare i Vendicatori? – chiede Carol, che non si aspetta mai buone notizie da quella nazione.

-Il Capitano Jakob Molnar ha appena ricevuto la Medaglia del Destino, la più alta onorificenza latveriana, ed è stato dichiarato eroe nazionale. Sembra che gli costruiranno un museo.

-Jakob ne sarebbe contento. Destino ha rivelato che si trattava di un robot?

-Ha importanza?

-Suppongo di no. Quel ragazzo era davvero insopportabile, ma era un ottimo soldato. Non sarà semplice reclutare un suo sostituto per la squadra.

-Devo capire che hai ritirato le tue dimissioni? – chiede Légion.

-La Brand non le ha mai accettate. Qualcosa riguardo il fatto che noi supereroi siamo abituati a scherzi del genere troppo spesso per darci ascolto.

-Sì, suona una cosa da Brand. Quindi ora cosa facciamo? – chiede Starlight.

Carol Danvers osserva la Terra e sospira. Da questa distanza, il pianeta è troppo vicino per essere considerato insignificante...ma abbastanza lontano da ricordare quanto possa essere solo.

-Il nostro lavoro. Difendiamo il pianeta.

 

Abigail Brand è sola nel proprio ufficio. I suoi onnipresenti occhiali da sole sono sul tavolo; non solo riducono la luminosità ad un livello accettabile per i suoi occhi mezzi alieni, ma non lasciano intravedere le lacrime.

Ha pianto Légion. Ha pianto Capitan Universo. Ha pianto i miliardi di vittime della follia di Aron. Sa benissimo che questo è un universo crudele, pieno di minacce che fanno sembrare insignificante qualunque cosa accada sulla Terra.

Eppure sa anche quanto ha potuto fare una squadra composta a malapena da mezza dozzina di agenti. Hanno evitato una guerra intergalattica, Lilandra è di nuovo sul trono e le superpotenze spaziali sono tornate alle vecchie postazioni.

I governi della Terra avrebbero preferito dichiararsi neutrali; forse Légion e Capitan Universo sarebbero vivi oggi se lei avesse eseguito gli ordini. Ma ha corso il rischio, salvato molti più miliardi di vite di quante ne siano state perse, e la Terra è più che mai avvantaggiata nella politica intergalattica.

E’ solo questione di tempo prima della prossima crisi, non si fa illusioni. Ma forse la Terra sta per diventare davvero abbastanza matura da sapersela cavare nello spazio senza i super-eroi. Forse sta diventando un pianeta adulto.

Basta rimuginare. Indossa nuovamente gli occhiali scuri, ricompone la propria posa da donna tutta d’un pezzo, ed apre un canale di comunicazione.

-Danvers, nel mio ufficio. Ho una missione per la tua squadra.

 

Dall’altro lato dell’universo

Un tempo in questo angolo del cosmo c’era un grandissimo impero. Ma da miliardi di anni sono rimasti solo rottami, male illuminati da stelle morenti.

Dalla morte di quell’impero centinaia di piccole civiltà sono nate, si sono sviluppate credendo di essere all’ombra di dei inavvicinabili, e lentamente si sono estinte. Non si sente più nessuna voce da tempo immemorabile.

Ora c’è un segnale. Proviene da una distanza inimmaginabile ed è talmente debole e disturbato da essere quasi incomprensibile.

-Sono Aron degli Osservatori. Se ascoltate questo messaggio significa che sono morto. Se da qualche parte esiste ancora qualche fratello che rinnega il giuramento, vi prego, rispondete. Qualcuno deve interferire.

C’è soltanto silenzio. Nessuno converte quel segnale in parole. Nessuno risponde.

C’è una lucente nave semisferica. Seduto sul trono di comando c’è uno scheletro dal cranio molto largo. Alcune luci della strumentazione lampeggiano timidamente, ed una voce artificiale pronuncia alcune parole inascoltate.

-Ricevuto segnale di soccorso. Attendo istruzioni.

Silenzio.

-Attendo istruzioni.

Silenzio.

-Nessuna istruzione ricevuta. Ciclo di ibernazione ripristinato.

La strumentazione si spegna di nuovo. Il silenzio avvolge nuovamente questa nave. Così come le navi che la accerchiano. Ognuna ospita uno scheletro sul trono di comando.

Nello spazio oscuro tra le galassie, cento milioni di navi attendono pazientemente che i loro padroni si risveglino.

 

FINE ?

 

Note

Finale col botto per la saga del Sovrano e per questo run della serie. Rivedrete sicuramente lo SWORD su altre testate Marvel IT, probabilmente dove quando meno ve lo aspetterete...e chissà che qualcuno non riprenda in futuro proprio questa serie.

Excelsior!